Mantova 17/02/2015
Ill.mo Presidente del Consiglio dei Ministri
Dott. Matteo Renzi
I sottoscritti Castellini Renato in qualità di Presidente della Cooperativa
Futuralat con sede in Mantova, via Londra n° 7 Porto Mantovano (Mantova) e
Pasquali Sperandio in qualità di presidente del Cospa di Mantova a nome dei
propri associati, espongono quanto segue.
Dopo vent’anni di confronto con lo Stato avvenuto in svariati modi, dalle
manifestazioni con i trattori, ai sit-in presso le sedi istituzionali e alle
dispute legali in tutte le sedi possibili, siamo ancora qui a rivendicare le
nostre scelte. Le nostre obiezioni al regime quote latte sono le stesse di
allora, le nostre obiezioni alla gestione Italiana delle quote latte invece
sono aumentate esponenzialmente. L’apparato dello Stato che ha gestito il
sistema si è a fondo impegnato per farsi detestare dagli allevatori, noi lo
diciamo gli altri per paura lo pensano. In tutto questo tempo la mole di
accadimenti vari è enorme e per questo ne proponiamo una lettura a grandi linee.
In Italia è prassi che una commissione di indagine non si nega a nessuno e nella
vicenda quote latte ce ne sono state otto, affidate ad organi terzi dello Stato
( carabinieri , guardia di finanza, magistratura). Queste,
chi più chi meno, tutte si sono concluse con relazioni dimostranti la non
attendibilità della gestione del regime quote latte in Italia e, dopo ogni
relazione l’apparato ha regolarmente presentato una controrelazione che
dimostrava il contrario, come a dire tutto a posto. Regolarmente il potere
politico e quello sindacale prendevano per buone solo le controrelazioni dell’apparato,
regolarmente cercavano di sistemare la questione con nuove leggi e regolarmente
le suddette risultavano inadeguate. Inadeguate perché l’estrema ratio è sempre
stata togliere dai pasticci ed evitare guai a chi nel frattempo aveva mal
gestito il tutto, l’inadeguatezza è stata certificata dalla necessità di porne in
essere sempre una nuova che colasse le lacune della precedente. Tra decreti
vari, regolamenti e leggi dal 1992 ad oggi ne sono stati presentati più di 50,
nonostante ciò qualcuno al Ministero sta pensando di proporre una nuova norma
che proponga una rateizzazione omnicomprensiva (riassuntiva delle precedenti
quasi totalmente fallimentari). Considerato che dopo 30 anni il sistema quote
latte cesserà definitivamente fra tre mesi e il fatto che non sono ancora
riusciti a normalizzare il settore è la lapalissiana dimostrazione di
fallimento dell’apparato statale e quello sindacale colluso, perché fuor di
dubbio che in agricoltura non si muove foglia che il sindacato non voglia. La
dimostrazione di come funziona l’agropotere lo stiamo
vedendo in questi giorni con la gestione dell’ultimo anno di quote e con un
probabile surplus di produzione. I fatti: per l’agropotere
è importantissimo che quest’anno si produca oltre il QGG e che a pagare siano i
cosiddetti cobas, (quelli che fatturano tutto) per raggiungere l’obbiettivo
come al solito usa l’apparato statale (assessori, politici sindacalmente
sensibili, conferenza stato regioni). Il tutto dovrebbe produrre una modifica
alla norma delle priorità di compensazione. Siccome vi è una consistente
riserva nazionale ottenuta dalla revoca delle quote ai cobas e senza nessuna
modifica della legge questo quantitativo al momento della compensazione sarebbe
spalmato su tutti gli allevatori eccedentari, introducendo una piccola modifica
sulla percentuale di compensazione l’agropotere
otterrebbe il risultato voluto. Elencare
tutto quello che è successo dal 1984 ad oggi è impossibile e quindi citiamo un esempio
emblematico : nel 1997 Filippo Galli, (all. 1)
direttore dell’AIMA da febbraio 1992 a ottobre 1994, audito dalla Commissione
di Indagine presieduta dal Generale Lecca, nell’allegato sub 294 indicava
il Dottor Mario Catania, insieme con il Dottor Luchetti, entrambi
dirigenti del Dipartimento Tutela Economica dello stesso Ministero, come
responsabili della predisposizione di una lettera di istruzioni che portò ad
assegnare quote latte basandosi solo su autocertificazione di produzione senza
alcun riscontro oggettivo, fatturazione.
Circostanza ammessa dallo stesso Catania
(all. 2) audito dalla Commissione Lecca, il quale
giustificava una attribuzione di quota, o meglio ancora, una non revoca di
quota latte nei confronti di quegli allevatori carenti di supporti documentali
probatori della produzione lattiera. Proprio sulla base di tale situazione
venne accreditata una produzione di 110 milioni di quintali anziché di circa 96
milioni che sono, guarda caso, la produzione reale individuata anche dalle
indagini dei carabinieri nelle indagini di polizia giudiziaria. È lo stesso
dott. Catania che nel 2010 da direttore generale del Ministero delle politiche
Agricole dopo una sentenza del tar chiede lumi alla Commissione UE (all.3) riguardo a come debba essere effettuata la compensazione
in Italia. Il 7 luglio 2010 il direttore generale della DG AGRI (all.4)
risponde ribadendo le regole ufficiali alle quali deve attenersi ogni Stato
membro. L’Italia in base ai regolamenti UE per 10 anni non ha effettuato
correttamente il calcolo delle compensazioni. Il sopra menzionato dott. Catania
nella veste di direttore generale del Ministero se ne guarda bene dal renderla
nota e nulla fa, meglio diviene ministro dello stesso Ministero MIPAF. Ora
signor Presidente del Consiglio dei Ministri citeremo gli ultimi due atti
emblematici della questione, uno dei quali la vede suo malgrado in qualche modo
coinvolto. In ottobre, il Dipartimento per le politiche europee della
Presidenza del consiglio dei Ministri, invia a Bruxelles la risposta (all.5) alla procedura di 5infrazione aperta dalla Commissione UE
su svariati punti della gestione del Regime Quote Latte. In tale documento si
adducono cose del tutto false e si omettono fatti talmente significativi da
attribuire al documento un significato del tutto non veritiero. Il secondo atto
è la sentenza della corte di giustizia europea causa T661/11 (all.6)
dove l’Italia viene condannata a pagare una sanzione di 71 milioni di
euro per mancati controlli nella gestione del regime quote latte e precisa :[…]
Infatti, in un caso come quello di specie, in mancanza di dati attendibili
circa il quantitativo di latte prodotto, né lo Stato membro, incaricato di
riscuotere il prelievo supplementare, né la Commissione, incaricata di eseguire
il bilancio, possono determinare oggettivamente detto quantitativo. Di
conseguenza, non essendo in condizione di controllare se la quota nazionale
consentita sia stata superata, essi non sono neppure in condizione di valutare
se debba essere riscosso un prelievo supplementare e, se sì, di calcolarlo.[…].
A questo punto Sig.
Presidente del Consiglio dei Ministri con la speranza che lei possa e riesca a
leggere queste due pagine, ci auguriamo che voglia informarsi personalmente e leggere
personalmente gli atti ufficiali; sottolineiamo inoltre che una volta appurato
che l’Italia non ha mai superato la quota assegnata dall’Unione Europea, le somme da
questa trattenute sono da considerarsi non dovute così come sono da considerare
inesistenti i prelievi supplementari imputati agli allevatori italiani.
Pertanto con la Sua autorevolezza non potrà fare altro che andare in Europa e
pretendere la restituzione di quanto versato a causa della responsabilità di
pochi funzionari che hanno causato un danno allo stato italiano e ai produttori
di latte italiani pari a 4,5 miliardi di euro. Confidando nel Suo autorevole
intervento, necessario per restituire alle Istituzioni dello Stato una
credibilità che sembra, agli occhi di noi cittadini, essere irrimediabilmente
compromessa, ossequiosamente La salutiamo.
Castellini Renato
Pasquali Sperandio